Poesiafemminilesingolare intervista Lucia Lo Bianco

     

Lucia Lo Bianco è nata il 27 maggio 1965 a Palermo. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e con un Master of Arts in Professional Development for Language Education, dal 1993 insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Poetessa, scrittrice, saggista e giornalista ha pubblicato sette sillogi di poesie “Le Ali ai Piedi”, (2013); “Il Faro”, (2015); “Il Silenzio del Tempo”, (2020); “Sono una barca”, (2021); “Come una libellula”, (2021); “E plana stanca sulla riva” (2022), “Sono occhi scomparsi dentro il buio” (2023), una raccolta di racconti “Le donne lo dicono” (2021) ed un romanzo “Dove gli angeli camminano di notte” (2022). Nel 2020 è divenuta Co-Fondatrice di WikiPoesia, Accademica del Convivio ed Accademica di Sicilia. Numerose sue poesie, racconti ed articoli sono stati selezionati per concorsi letterari e si è classificata ai primi posti in numerosi e prestigiosi premi nazionali ed internazionali ottenendo riconoscimenti anche all’estero per poesie scritte in inglese e spagnolo. La vera fonte di ispirazione di Lucia Lo Bianco sono i rapporti umani, l’impegno quotidiano a valorizzare gli incontri, il valore delle piccole cose, la corsa, i rapporti familiari, le difficoltà del vivere, il tempo e il viaggio come metafora e simbolo dell’esistenza. La sua scrittura ha ultimamente assunto una nota più specificamente sociale, trattando temi quali l’immigrazione, e la violenza sulle donne. Recentemente ha scritto sulla guerra e le sue conseguenze e molti suoi testi sono stati premiati e considerati come una potente metafora sulla guerra. Dalla fine del 2019 con poesie, racconti ed articoli ha totalizzato oltre 600 premi in Italia e all’estero. Il 9 novembre 2021 ha ricevuto il Nastrino di Merito per aver raggiunto   la prima   posizione nella Classifica di WikiPoesia ed il 27 maggio 2023 le è stato assegnato il suo Primo Premio alla Carriera per l’attività letteraria al Premio Alda Merini di Imola (BO).

 

Ciao Lucia. È un piacere per me avere l’opportunità d’intervistarti per Poesia, Femminile, Singolare. Iniziamo con una domanda facile facile. Come i lettori potranno evincere dalla tua biografia, tu insegni lingue e letteratura inglese in un liceo, quanto, la conoscenza approfondita dei capolavori di autori come Virginia Woolf, William Shakespeare, John Keats, solo per citarne alcuni, ha influenzato, direttamente e indirettamente, il tuo modo di scrivere?

Lo studio e poi l’interiorizzazione di molti autori della letteratura inglese, come di tutti i capolavori letterari che mi hanno accompagnato nel corso degli anni, non possono non aver plasmato la mia personalità. Gli scrittori da te citati, Luciano, poi non avrebbero potuto attraversare la mia pelle senza toccarmi l’anima. Shakespeare, da te molto amato, rimane a mio avviso uno scrittore universale, una luce accesa per le generazioni future considerato che i suoi temi rimangono assolutamente veri. Che dire poi della mia amata Virginia, della sua analisi linguistica e semiotica dell’essere stata donna nella storia. Adoro quella “stanza tutta per sé” che secondo Virginia rappresentava l’origine d’ogni discriminazione di genere. Virginia è stata una fonte d’ispirazione per me, per le parole che riempiono di getto i miei fogli bianchi. Infine tu citi John Keats, considerato dopo Shakespeare come uno dei più importanti poeti inglesi. Arte, bellezza, amore: ne abbiamo tutti bisogno.  Di Keats però, in particolare, amo quella che lui definiva “negative capability”, ovvero la capacità di svuotarsi del proprio sé, della propria individualità per oggettivare sensazioni ed emozioni in una immersione empatica molto originale.

 

In assoluto, quali sono i tuoi modelli letterari e quali sono le caratteristiche che li hanno resi tali?

Difficile rispondere a questa domanda perché amo molti autori e testi del panorama letterario mondiale.

Poeticamente parlando, in particolare, mi sono sempre calata nella musicalità di Pascoli e D’Annunzio, o nell’angoscia di un Eliot e Montale che sono riusciti ad esprimere le ansie del vivere il 900. Il loro mal de vivre continua, ancora oggi, ad essere il nostro, in una realtà illogica e frammentata.

Per quanto riguarda la prosa invece il tipo di narrazione che preferisco in assoluto è il monologo interiore, come lettrice e scrittrice. Mi piace buttare sulla pagina ciò che fluisce, in modo caotico e disordinato, all’interno della nostra mente. La Woolf continua ad essere per me un modello da imitare, nella tecnica e nelle tematiche adottate nei suoi romanzi.

Se poi devo proprio citarti qualcuno che sento molto vicino a livello di pelle e che ho praticamente letto in italiano, inglese e spagnolo ti faccio un nome: Isabel Allende. A lei mi accomuna anche un episodio molto gradito e piacevole. In Afrodita la Allende chiedeva una consulenza letteraria e, trattandosi di una citazione da “La Tempesta” di Shakespeare, le ho scritto una lettera per comunicarle la fonte. E’ stata una vera gioia ricevere la sua risposta con un elegante biglietto di ringraziamento.

 

Potresti citare quali sono i versi che sono e resteranno per sempre incisi nel tuo cuore? Ovviamente sono ben accetti sia versi tuoi che di altri autori…

 

Anche in questo caso sono tanti i versi che mi accompagnano nei momenti di riflessione e concentrazione. Te ne cito alcuni:

 

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

(“I poeti lavorano di notte”, Alda Merini);

 

E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia

(“Meriggiare pallido e assorto”, Eugenio Montale)

 

Come away, O human child!
To the waters and the wild
With a faery, hand in hand,
For the world’s more full of weeping than you can understand.

(“The Stolen Child”, W.B. Yeats)

 

Tu che sei un’insegnante, quale pensi che sia il modo migliore per diffondere la poesia tra i giovani?

 

Parlarne, leggere, farla leggere a loro. Chiedere loro di pensare alle canzoni che amano e di cui riescono a memorizzare i testi. Le parole delle canzoni sono poesia, concentrato di suoni e immagini e a loro piace. I giovani pensano che la poesia sia difficile da capire e sono stati abituati da molti docenti a memorizzare analisi ed interpretazioni critiche in cui non si riconoscono. Bisogna far capire loro che la poesia è altro e che può aiutarli a capire il mondo che li circonda.

 

Lucia, tu che riesci ad esprimere, con la tua poesia che potrei definire senza paura di incorrere in errore     come “civile”, il dolore universale causato dalle guerre e dalla violenza, in che modo offri al lettore uno sguardo privilegiato sulla tua interiorità, sulla Lucia “privata”? Potresti riassumere la tua poetica e le caratteristiche della stessa?

 

Grazie Luciano per questa domanda perché è vero che attribuisco ai miei versi un ruolo sociale, o civile come tu lo hai definito. Molto spesso la scrittura è per me un modo per esorcizzare la sofferenza per gli orrori della guerra, il dramma dei migranti, la condizione delle donne vittime di ogni forma di violenza e i minori che soffrono e che hanno dovuto rinunciare alla loro infanzia. Il livello di sopportazione per le tragedie che ci circondano può solo essere combattuto tramite la scrittura che consente, a mio avviso, di sopravvivere.

Allo stesso modo questo mia modalità di espressione dà un insight nel mio mondo interiore che è fatto d’amore per i miei cari, per gli amici, per le piccole cose e per la bellezza della natura. Starmene in silenzio ad osservare il mare in particolare riesce a rendermi felice nei momenti più brutti.

 

Qual è il filo conduttore che rende i tuoi romanzi, le tue poesie e i tuoi racconti un “unicum”? O,   eventualmente, quali sono i fattori che impediscono che sia considerato tale?

 

Il filo che unisce ogni mia parola, sia nella poesia che nella prosa, è il desiderio di raccontare perché sento d’aver tante cose da dire. A volte vado a dormire dopo una giornata di lavoro e la mente proprio non vuole tacere perché le parole mi danzano dentro. Succede allora che devo alzarmi e scrivere perché altrimenti quel momento fugge e non sarei più in grado d’arrestarlo.

Poesie, racconti e romanzi sono l’espressione di un’esigenza di raccontarmi e raccontare, di dire ciò che ho dentro anche se non voglio parlare di me. Allo stesso modo cerco di rendere ogni mio testo diverso, originale cercando nuove sensazioni e suggestioni.

 

Cos’è cambiato nel panorama poetico e letterario da quando, nel 2013, hai pubblicato la tua prima silloge “Le Ali ai piedi”? E cosa è mutato nel tuo modo di scrivere?

Se ti riferisci all’atteggiamento nei confronti della scrittura poetica, Luciano, qualcosa è cambiato e vedo molti interessarsi alla lettura di versi rispetto a qualche anno fa. La mia poesia, poi, è cambiata tanto a partire da “Le Ali ai piedi”, ma credo sia normale: si cresce molto anche grazie agli incontri con gli altri ed al confronto.

 

Lucia, tu sei la poetessa che in Italia, negli ultimi anni ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti letterari. Cosa ti spinge a partecipare ad un numero sicuramente cospicuo di concorsi? È forse la tua voglia di far conoscere a più gente possibile il tuo sentire e il tuo pensiero?

Credo che inizialmente sia stato il desiderio di mettersi alla prova. Poi si è trasformato in un viaggio attraverso l’arte e le parole degli altri. Il confronto aiuta a crescere e a maturare: uno scrittore non può e non deve chiudersi nella sua torre.

Quanta Sicilia c’è in quello che scrivi? Ovviamente mi riferisco non soltanto all’esplicito ma anche all’implicito. Noi siamo quello che abbiamo assorbito nell’ambiente dove siamo nati e vissuti e in qualche modo questo influisce sul nostro modo di scrivere. Concordi con questa mia affermazione?

Assolutamente sì, Luciano, non potrebbe essere altrimenti e penso che la Sicilia ci sia, trasudante in ogni verso. La mia terra è presente non solo nei testi il cui titolo è dedicato all’isola di Trinacria ma respira nelle parole, soprattutto se tratto di mare, d’aria e di sole. Non posso fare a meno di parlarne come non potrei fare a meno di respirare. Anche i miei racconti hanno quasi sempre la Sicilia come sfondo.

 

Andiamo ad un argomento più leggero: Lucia runner. Potresti gentilmente spiegare a chi non ha la nostra passione qual è il mondo visto mentre si corre o meglio come cambia l’angolazione e la prospettiva di vedere le cose. Pensi che questo possa in qualche modo incidere sul tuo modo di scrivere?

Ho sempre pensato che la corsa fosse come la vita, soprattutto se si decide di correre le lunghe distanze. Si attraversano diverse fasi, entusiasmo, aspettative di risultati e successi, stanchezza e scoraggiamento, coraggio e determinazione nell’andare avanti. Ecco, correre per me è questo ed ha inciso nel mio modo di scrivere come ha influito nella mia capacità di vedere le cose. Riuscire a portare a termine un percorso è soprattutto un fatto mentale, bisogna tenere il pensiero occupato e in movimento.

 

Perché in Italia la poesia si scrive ma non si legge?

Perché si pensa che la poesia sia altro, qualcosa lontana dal nostro sentire comune. Invece i versi raccontano storie e sentimenti, solo lo fanno in una modalità diversa, un codice segreto da decifrare. Basterebbe soltanto fornire la chiave.

E poi i poeti dovrebbero cominciare a comprare e leggere altri poeti, forse….

 

Io penso che tra le persone più coraggiose vi siano i piloti di F1, gli insegnanti e gli editori di poesia. Sei d’accordo con me?

Sì, totalmente d’accordo ma sia gli insegnanti che chi si occupa di poesia a qualsiasi titolo (scrittore, editore, critico, etc.) sanno d’avere un ruolo nella società e hanno il dovere di agire e contribuire al cambiamento. Se è vero che il poeta riesce a vedere e a percepire frammenti di realtà nascosti allora sono le sue parole che possono riuscire a raggiungere tutti. La poesia ha questo compito per me e come tale dev’essere diffusa. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di poesia.

 

Cara Lucia, vuoi salutare i lettori di Poesia, Femminile, Singolare e l’ideatrice di questa gloriosa e imitata pagina, la dottoressa Alessandra Prospero?

Certo. Saluto Alessandra che ringrazio per il servizio di promozione che offre a tutti noi scrittori con serietà e professionalità non comuni. Una donna intelligente, preparata ed illuminata che ha capito come offrire e diffondere cultura.

 

Grazie Lucia di aver condiviso il tuo pensiero con noi.

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