Le tradizioni regionali di Pasqua

Tra pochi giorni è Pasqua e in tutta Italia tante sono le tradizioni e le usanze. Girovagando per la penisola se ne possono segnalare alcune.
Nel Pescarese, a Spoltore, il giorno di Pasqua si rinnova l’antico rituale della Madonna che corre, tradizione religiosa simile a quella che si svolge a Sulmona. L’antico rituale si tiene in Piazza D’Albenzio, Maria Maddalena corre per dare l’annuncio gioioso della Resurrezione del Cristo, ma la madre, vestita di nero, non ci crede. Solo al terzo tentativo, ancora incredula, si avvia verso il centro della piazza, seguita da San Giovanni e Maria Maddalena. Alla vista del Figlio Gesù, la Madonna lascia cadere il manto nero sotto cui appare una splendida veste bianca.
La stessa mattina di Pasqua, sempre a Spoltore si svolge un antico gioco, si potrebbe definire uno dei giochi più popolari e tradizionali del mondo contadino fatto utilizzando uova variopinte
Si tratta del gioco dello “scucchio” o “Pizz’ e pizze”, “cule e cule” che si tramanda di padre in figlio. Nella mattina di Pasqua, nello spazio antistante la Porta del paese i partecipanti alla gara di “scucchio” si alternano due a due a colpire ognuno con il proprio uovo sodo quello dell’altro, prima con una punta (pizze) e poi con l’altra (cule). I colpi inferti devono essere molto leggeri, dei ticchettii, in modo da trovare il lato debole dell’uovo dell’avversario e non rompere il proprio. Vince l’uovo che non subisce lesioni dopo le due modalità di rottura e il proprietario perdente deve cedere il suo al vincitore.
Nel caso avvenga una rottura per parte, la gara finisce in parità e ciascun giocatore conserva il proprio uovo.
Terminata la gara l’uovo rotto finisce nel cesto del vincitore la cui soddisfazione consiste non tanto nel possederlo bensì nel dimostrare così di aver conseguito la vittoria nel maggior numero di sfide. Un’antica consuetudine vuole però che il bottino vada a riempire un cestone collettivo che nel pomeriggio di Pasqua viene messo a disposizione di tutti nella tradizionale festa che si svolge davanti al convento dove vengono consumate anche delle uova sode accompagnate dal vino locale.
A Pianella, sempre in provincia di Pescara, il giorno di Pasqua è caratterizzato dalla rappresentazione storica “Lu Bbongiorne”. Dall’alto di un carro alcuni giullari, accompagnati da musici, girano per le vie del paese trainati dai contradaioli. La rappresentazione del pomeriggio di Pasqua, come da tradizione, viene arricchita da “La Predeche de S. Zelvestre”, una sorta di satira originale su vizi e virtù del popolo pianellese. A Sulmona c’è la tradizione della “Madonna che scappa”, un corteo medievale che percorre le vie della città accompagnato dal suono delle campane, una rievocazione narrativa dell’incontro tra la Madre di Gesù e il Cristo risorto. Nel giorno della Domenica di Pasqua, dopo la messa presieduta dal Vescovo, di solito alle 11.00, dalla chiesa di S. Maria della Tomba parte la processione della Confraternita della Madonna di Loreto. All’inizio sfila lo stendardo verde della confraternita, poi tutti gli altri confratelli con i lampioncini e infine le statue del Cristo risorto e dei santi Giovanni e Pietro. Arrivano in piazza Garibaldi, colma di gente che lascia però un “corridoio” aperto per permettere il passaggio della Madonna durante la corsa dei portatori. Lo stendardo prosegue fino alla fine della piazza, mentre il Cristo risorto si posiziona su un baldacchino allestito sotto l’arco centrale dell’Acquedotto Svevo, all’ingresso dell’ampia piazza. Le statue dei due Apostoli proseguono invece a passo lento fino alla fine della piazza, dove si trova la Madonna vestita a lutto. Mentre la statua di S. Pietro si ferma, quella di San Giovanni prosegue fino al portale della chiesa, annunziando alla Madonna l’avvenuta resurrezione del Figlio, ma, secondo la leggenda, Maria non crede a questa notizia. San Giovanni tenta di nuovo, questa volta con esiti positivi. La Madonna esce e, accompagnata dai due apostoli, con il passo dello “struscio” si avvia al centro della piazza. I due apostoli si fermano, mentre, da lontano, la Vergine riconosce il Figlio Risorto. In questo preciso momento il manto nero e il fazzoletto cadono, lasciando il posto ad uno splendido abito verde ricamato d’oro e ad una rosa rossa, mentre in aria si levano in volo 12 colombe. Alle 12.00 in punto, la Madonna inizia così la sua corsa, tra gli applausi della gente, le note della banda e lo sparo dei mortaretti. Arrivata davanti al Cristo i confratelli si abbracciano. Se tutta la sequenza si svolge senza intralci (corsa, caduta del manto e fazzoletto, volo delle colombe), la tradizione prevede che l’anno sarà propizio, mentre se qualcosa non funziona come previsto, sempre secondo la tradizione popolare, vi saranno sventure o calamità naturali.
Forse però la regione d’Italia che è più ricca di tradizioni pasquali è la Sicilia.
In provincia di Palermo è molto particolare il Ballo dei Diavoli di Prizzi. Si svolge il giorno di Pasqua e fin dalla mattina due diavoli mascherati vestiti di rosso e la morte vestita di giallo importunano i passanti e cercano di impedire l’incontro tra le statue del Cristo Risorto e della Madonna. Interverranno gli angeli che li sconfiggeranno trafiggendoli con le loro spade in un’atmosfera di festa rallegrata dal suono delle campane. Anche ad Adrano, in provincia di Catania i diavoli sono protagonisti. Infatti la Domenica di Pasqua vengono inscenati “I Diavulazzi ‘i Pasqua”, una rappresentazione settecentesca ambientata tra inferno e paradiso che celebra il trionfo del bene sul male.
In provincia di Messina, a San Fratello, va ricordata la “Festa dei Giudei”: contadini e pastori si travestono con un costume tradizionale rosso a strisce di stoffa gialla ricamate con motivi floreali e perle. Il volto invece viene coperto da un cappuccio rosso. Rappresentano il diavolo e si aggirano per il Paese per disturbare la processione di commemorazione della morte di Cristo. Dopo averla interrotta, danno vita a un “duello” con i fedeli.
In Toscana, a Firenze, a Pasqua c’è lo scoppio del carro. In Piazza del Duomo, viene dato fuoco a un carro decorato chiamato “Brindellone”: l’arcivescovo accende con il fuoco sacro un razzo a forma di colomba, chiamato “la Colombina”, che scorrendo lungo un filo “vola” fuori dalla chiesa fino a colpire e incendiare il carro, che dà vita a scenografici effetti Pirotecnici.
A Courmayeur, in Valle d’Aosta, invece, ogni anno si svolge “La Paquerette”, appuntamento con l’artigianato valdostano che propone opere di scultura e intaglio su legno, lavorazione del ferro battuto e del cuoio, tessitura del “drap”, e ancora merletti, vimini, oggetti per la casa.
A San Leonardo, frazione del comune di Badia (Bolzano), c’è un’usanza molto singolare che riporta in luce tradizioni del tempo delle nonne. Nei giorni che precedono la Pasqua si tiene la cosiddetta “noza da paur”, manifestazione che rievoca il matrimonio contadino: i ragazzi vanno alla ricerca delle fanciulle per chiedere loro un uovo. Chi ne ottiene 12, si sposerà entro l’anno. Al contrario, le ragazze che avanzeranno le uova dovranno seppellirle sotto terra entro il martedì successivo alla Pasqua per non rimanere zitelle a vita.
A Bormio, in Valtellina, a Pasqua sfilano grandi carri allegorici portati in spalla per le vie del centro cittadino. Si tratta dei cosiddetti “Pasquali di Bormio”. Essi si rifanno ad antichi riti pagani legati alla pastorizia ed all’agricoltura di montagna. Già prima dell’avvento del cristianesimo, in tutta la Valle era diffuso un rito propiziatorio che prevedeva il sacrificio di un agnello per lasciarsi alle spalle i rigori dell’inverno. La tradizione poi è stata associata al giorno di Pasqua. Nel corso dei secoli ha subito delle modifiche ed ora si è passati alla semplice benedizione in chiesa di un agnellino addobbato in modo grazioso con nastri e fiori competizione tra i cinque rioni per portare alla chiesa il proprio agnello nel modo più estroso possibile. Le portantine usate nel tempo sono diventate dei carri di notevoli dimensioni e di grande bellezza. Oggi i Pasquali, le antiche portantine, sono delle vere e proprie opere d’arte a sfondo allegorico-religioso che per essere allestite necessitano di interi mesi di fervido e segreto lavoro nei rioni di Bormio.
Il giorno di Pasqua i giovani del rione vestono il costume tradizionale e trasportano sulle spalle la propria allegoria. Come in una sorta di corteo dietro di loro sfilano suonatori e personaggi del folklore valtellinese fino alla piazza della parrocchiale dove vengono benedetti gli agnelli portati in chiesa e i Pasquali che restano esposti tutto il giorno.
Ad Ischia, invece si svolge la Corsa dell’Angelo. A Forio, il più esteso dei sei comuni dell’isola d’Ischia, lungo il corso principale del borgo, nella tarda mattinata del giorno di Pasqua, si svolge la sacra rappresentazione chiamata “la Corsa dell’Angelo”, che raffigura l’incontro tra la Madonna e il Figlio Risorto.

Buona Pasqua a tutti tra tradizioni ed usanze.

Margherita Bonfilio

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