“La prima notte al mondo”, recensione del libro di poesia di Luigi Finucci
Nel libro di Luigi Finucci “La prima notte al mondo” (Seri Editore) la fantasia viaggia leggera e tutte le poesie sono incentrate sulla descrizione del titolo; ma di quale prima notte si parla? Sicuramente ogni persona darà importanza ad una notte precisa, diversa da quella di altre persone perché ogni notte rispecchia il proprio vissuto, il proprio stato d’animo, le proprie emozioni, le proprie esperienze.
La notte di Luigi Finucci invece è una notte dove c’è silenzio, buio, solitudine ed in seguito l’esplosione della luce. Sono proprio queste le parole presenti nella citazione iniziale ed emergono anche nei contenuti del libro stesso. Dalla prima sezione all’ultima di questo capolavoro Luigi Finucci descrive un tracciato circolare che potremmo definire come la nostra casa nella quale fermarci e la linea di questa casa conduce dalla grandezza dell’infinito all’infinito oscuro fino ad arrivare alla puntura bianca di uno spillo che è quella della nascita rappresentata dalla metafora del polo. Nascita vista dal poeta come abbaglio, come chiarore di gelo e di neve. Qui il soggetto diventa un tutt’uno con lo scrittore e la visione è come se venisse sospesa e gli occhi che vedono non sono solo due ma si uniscono a quelli di colui che sta leggendo. Sia l’inizio che la fine rappresentano l’area del cerchio nel quale vi sono dei riferimenti geografici e storici. L’individuo si avvicina nel proprio essere vivo al punto centrale dell’esperienza tra le due estremità della vita e la morte ed osserva tutto ciò che esiste nei punti circoscritti da Dio inteso come uno, capace di dare il nome alle cose.
Ciò che caratterizza il lavoro di Luigi Finucci è il silenzio, la solitudine di ogni esperienza vivente rappresentati molto bene in riferimento al buco nero.
Solo la distruzione elimina la distanza fra le estremità dei due poli di inizio e fine. All’interno del cerchio l’area liquida diventa solida, diventa ghiaccio duro da poterci costruire degli igloo. È anche adatta a piantare una tenda imparando dai padri a sentire la vita attraverso il tempo. Oltre il tempo, chi è venuto al mondo e in seguito dovrà lasciarlo, non avrà più bisogno di nessuna certezza, di nessun luogo stabile e nella congiunzione del cerchio, anche la lingua troverà pace.
In questi versi, l’uomo diventa finalmente consapevole di un miracolo, al di fuori di ogni definizione ed è il miracolo della vita. Miracolo avvenuto grazie alla prima notte del mondo, qualsiasi notte per qualsiasi persona.
Se noi riuscissimo a comprendere quale grandiosità ha la vita, potremmo anche rifiutare le banalità alle quali al giorno d’oggi diamo particolarmente importanza.