Il lucchetto, la raccolta poetica di Franca Maroni.
L’ultima raccolta poetica di Franca Maroni, proposta al Premio Strega Poesia 2024 e pubblicata da Edizioni IlViandante, ha un titolo molto singolare che subito fa pensare a un legame forte, inscindibile, rappresentato appunto da un lucchetto. La prima immagine che viene in mente è quella dei lucchetti lasciati sui ponti da innamorati di tutti i tempi e subito accanto avanza l’immagine di un lucchetto che chiude uno scrigno prezioso. In comune hanno il significato intrinseco, quello di essere un oggetto che unisce, chiude e racchiude.
Per Franca Maroni assume un significato particolare che la rivede bambina allegra e fiduciosa, felice di essere l’elemento centrale del legame indissolubile di due sposi, i suoi genitori.
Racconta l’autrice come questo elemento le sia arrivato da lontano e come abbia scritto la poesia di apertura, quella che dà il titolo alla raccolta, in una specie di trance. La mano mentre muoveva la penna sul foglio bianco andava da sola imprimendo parole che ci restituiscono l’immagine di Franca bambina trotterellante tra mamma e papà. E Franca bambina racconta nei panni della poetessa Franca Maroni, l’aspetto più intimo dei suoi genitori, prima il padre che già s’intravede nella figura attraverso le poche righe d’introduzione, poi la madre.
“Pudico avevo il genio nelle mani
Mani grandi, quadrate, mani belle”
Piccole pennellate che restituiscono l’immagine di un uomo che lavora con le mani realizzando grandi cose grazie al proprio genio. C’è ammirazione e devozione al tempo stesso per un padre che Franca ha avuto vicino fino all’ultimo respiro. E nei suoi versi racconta episodi che non si dimenticano mai. Il papà che ha perso le forze e non può più pedalare l’amata bicicletta che può guardare solo dalla finestra, gli ultimi giorni di vita alla ricerca di scarpe belle, eleganti lucide. L’immagine contrapposta di Franca bambina in attesa del rientro del papà dal lavoro e quella di Franca adulta attesa dal padre che in età avanzata è tornato bambino nei gesti e nella semplicità del cuore e si pone come un fanciullo desideroso di riabbracciare il proprio punto di riferimento, la figlia adorata divenuta donna e madre, pilastro del suo ultimo tratto di vita.
Ed ecco che nella seconda parte sopraggiunge la madre, quella che nella pagina iniziale, proprio sotto alle due righe che tratteggiano la figura paterna viene così introdotta
” Dolcezza era il tuo colore
Timida, rarefatta, premurosa.”
Alla madre Franca dedica versi che sanno di miele e cannella, di puro candore, lo stesso della sua pelle.
“Oggi per me sei lume e lino al pianto”.
“Riemergi dalla foto del passato,
i capelli di vento e gli occhi d’acqua,
vicino Lui sereno dentro il giorno.
Lontano ogni frammento del futuro,
bella sì, di pudore e leggerezza.”
Versi che sottolineano l’importanza della donna che nella sua semplicità dona serenità al marito, Lui, con lettera maiuscola, perché l’uomo di casa è il pilastro a cui si deve rispetto anche solo nel nominarlo, e si pone con estrema dolcezza e altrettanta fermezza come punto di riferimento per la figlia.
E la figlia invece cosa rappresenta? La figlia Franca è il lucchetto come recita la poesia rappresentativa di tutta la raccolta.
IL LUCCHETTO
“Io piccola, tra voi ero il lucchetto.
Vi legavo con gli occhi e con le mani
Di qua, di là ballavano i miei ricci
Nel mondo popolato di stelline”
Nell’ultima parte l’autrice lei che è ancora adesso il lucchetto, il legame più stretto fra suoi genitori, dedica i versi a immagini dove madre e padre appaiono insieme a suggellare il vincolo matrimoniale che neanche la morte, sembra poter cancellarle.
“Vi vedo insieme come nella foto
per dare un tempo e un luogo al vostro patto
bianca Tu scuro Lui già dentro il giorno.
L’occhio innocente e l’occhio dell’adulto
ai piedi di quel monte ancora verde.”
L’autrice volge lo sguardo al cielo e vede mamma e papà insieme come nella foto, bianca lei, candida per i giorni trascorsi tra le mura domestiche, scuro lui a lavorare all’aria aperta, di buon mattino.
Frana Maroni vede la stessa immagine con l’occhio innocente della bimba dai riccioli d’oro e con gli occhi della donna matura che è diventata. L’amore e il trasporto sono gli stessi tanto da rendere ancora verde e rigoglioso il monte dove entrambi sono collocati nel proprio cuore.
A conclusione del libro recita così, ponendo l’accento sulle mani che legano, le sue tra madre e padre a ricostruire la Memoria di giorni e di voci che le appartengono. Ed è così che ritrova il gusto del caffè, quello che forte e deciso dà l’avvio alla giornata.
“La mano che stringe le mani è la Memoria
anche stanca e senz’occhi
rassetta voci e le scarpe spaiate
guida i passi sull’acqua e sopra i sassi.
E ritrovo il gusto del caffè.”
Nota biografica
Franca Maroni è nata e vive nella città di Ascoli Piceno.
Scrittrice, sociologa, giornalista, counselor della comunicazione d’aiuto, ha insegnato lettere nelle scuole secondarie di secondo grado. Attualmente scrive per la testata giornalistica de Il resto del Carlino, svolge attività di formazione etico sociale nelle scuole: organizza e conduce incontri culturali ed è relatrice in convegni a tema. Ha fondato varie associazioni, in primis “Il Centro di Poesia Marche” per promuovere la conoscenza della poesia contemporanea.
Collabora con l’associazione “Agape-Caffè letterari d’Italia e d’Europa” ed è membro di commissioni in vari concorsi letterari locali e nazionali. Ha pubblicato numerosi testi in prosa e in poesia conseguendo riconoscimenti e premi; suoi testi lirici sono presenti in varie antologie.
Ha curato la stesura della biografia del Papa Nicolaus IV di Antonio Franchi e con il poeta e critico Plinio Perilli ha redatto a quattro mani Omaggio alla Spaziani, la biografia poetica e umana della poetessa Maria Luisa Spaziani.
Raccolte poetiche pubblicate dopo la silloge d’esordio Una folla di carta, sono: Mani del tempo (Ed. La Ginestra)e Le vespe nel Sangue.(Ed. Lietocollelibri.)
Per meriti culturali e social è stata insignita del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.