di Giorgia Spurio
“Il folle, l’amante e il poeta”, libro di poesie scritto da Luciano Giovannini e pubblicato da Daimon Edizioni nel 2022, è una raccolta in cui la poesia va a toccare direttamente le corde più delicate del cuore.
Tra i suoi versi ritroviamo parole, messaggi, temi di Shakespeare e Wilde.
La sua è una poesia dedicata agli amanti, ma anche una poesia della memoria mirata alla celebrazione della vita dei nostri nonni, delle nostre radici, della resilienza e dei personaggi come Gino Strada e Giovanni Falcone.
“Noi siamo le vostre radici: / l’odore del pane nel forno/ le scintille di un fuoco mai spento/ l’eco di risa e canti sfacciati/ che rimbalza dai campi / insieme al profumo / dell’erba appena falciata”.
Attraverso il suo attento linguaggio icastico, dove metafore e musicalità si intrecciano, il verso diventa ambasciatore contro le guerre, contro la violenza e contro l’indifferenza.
Il suo sguardo è verso le “periferie del mondo” dalle più vicine alle più lontane.
“Avete mai visto il mondo quaggiù?/ Qua dove la terra e il sangue hanno lo stesso antico odore / e la fatica è il latte amaro di chi soffre e muore.”
E poi ritroviamo l’ironia pirandelliana in cui la vita quotidiana dell’Occidente, che si rallegra o si dispera per una partita di calcio, si contrappone alle guerre del mondo, a “Gaza annegata nel sangue”.
Oppure l’allegoria del circo, simbolo di questo mondo umano alla ricerca spasmodica dello “show”, anche di quello più raccapricciante.
“Trovami tu una vera ragione/ di questo spettacolo folle/ dove i clown sono bestie feroci/ e i leoni mangiano solo sushi e popcorn”.
Il poeta ha uno sguardo attento verso tutto ciò che può portare via la vita.
Struggente è la poesia “Più tempo” dedicata alle vittime degli incidenti stradali e le loro famiglie. Il destino può fermarsi all’improvviso. Destini tra loro concatenati perdono lo stesso battito di cuore nel medesimo momento. E ciò che può sembrare insignificante acquista un valore assoluto, come il tempo, pochi secondi in più per poter amare e sognare.
Il tema della sciagura improvvisa è ricorrente.
“Perdonami cara/ se quel giorno non sono tornato/ma la strada ha urlato il mio nome./ Avrei voluto avvisarti /dirti ti amo per un secolo ancora/ ma la voce si è spenta improvvisa/ come un lampo nel mese di giugno”.
La dolcezza della lirica abbraccia e cerca di confortare il lettore. Il verso diventa una carezza che vuole offrire consolazione soprattutto agli innamorati.
“Raccontami di quando ragazza/ inseguivi le stelle con gli occhi bagnati/ e aspettavi quell’ora e quel giorno / in cui ci saremmo tenuti per mano.”
Come docente, Giovannini è un attento osservatore e sa bene come “urlare” con il verso il suo disprezzo verso ogni forma di violenza e contro il bullismo.
E il poeta ha questo arduo compito di voler risvegliare le coscienze e di cui a volte il fato si fa beffa. Le parole di un poeta sono denuncia, attenzione, passione, dolcezza.
“È buffo il destino di un poeta/ cantar d’amore piangendo amaro/ come piange la sconfitta /un triste baro”.
La poesia di Luciano Giovannini travolge e apre gli occhi alle anime intorpidite di chi decide di leggere e quindi svegliarsi dalla letargia dell’incoscienza.