“CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI” DI VALÉRIE PERRIN: UNA METAFORA DELLA FORZA DELLA VITA
“Cambiare l’acqua ai fiori” è un romanzo di Valérie Perrin del 2018.
È la storia di Violette Toussaint, ragazza orfana che ha passato la sua infanzia con famiglie che la avevano in affido e che la facevano sentire di troppo e sbagliata. Da bambina ha conosciuto poco l’amore, ma ha comunque in sé un grande bisogno d’amore e una innata capacità d’amare che la porteranno in giovanissima età ad innamorarsi e a sposare Philippe Toussaint, giovane bellissimo ed egoista, vittima del narcisismo della mamma e della debolezza del padre.
Violette lavorerà come addetta alle sbarre di un passaggio a livello sobbarcandosi anche i turni del marito troppo impegnato a tradirla. Successivamente, dopo un tragico evento che cambierà per sempre il corso della sua esistenza, diverrà, in Borgogna, la guardiana di un cimitero in cui la vita, proprio nell’indissolubile legame che ha con la morte, tornerà a scorrere più forte di prima, dando alla protagonista una nuova consapevolezza di sé.
Ciò che colpisce del romanzo della Perrin è la capacità di Violette di essere sempre accogliente e generosa. Nel “suo” cimitero passa tanta vita e le storie individuali che lei ascolta e appunta sul suo taccuino vanno ad intersecarsi profondamente con il suo vivere, portandone in luce i dolori, ma anche la capacità di resilienza: ed ecco allora i suoi abiti “inverno” e “estate” che lei indossa contemporaneamente, quasi simbolo della duplice realtà che vive lei, ma che in fondo appartiene a tutti, dell'”ossimoro esistenziale” di gioia e dolore.
Nel romanzo si intrecciano piani temporali diversi in un andirivieni di ricordi in cui la tecnica narrativa del flashback, padroneggiata con maestria dall’autrice, è declinata tra le pagine di diario, il racconto in prima persona, le lettere, i racconti di narratori di secondo grado. Tutto, alla fine della narrazione, troverà il proprio posto e il proprio senso.
Notevole la volontà dell’autrice di riscattare personaggi negativi in un’ansia di redenzione che abbraccia coloro i quali sono vittime dell’altrui prepotenza; nessuno sconto o assoluzione, invece, per chi, deliberatamente, sceglie la cattiveria e di far soffrire gli altri.
Un bel romanzo che, a volte, può apparire un po’ forzato negli eventi che colpiscono i vari personaggi e le storie che questi si trovano a vivere: da una parte la sorte che si accanisce con prepotenza su anime innocenti, dall’altra la forza di quelle stesse anime a reagire al destino avverso, facendo nascere nuovi fiori su un terreno arido. Forse il titolo “Cambiare l’acqua ai fiori”, al di là del riferimento al lavoro della protagonista che coltiva fiori in un cimitero e cambia l’acqua a quelli deposti sulle tombe, è metafora dell’esistenza che può passare dal grigiore dell’inverno, all’esplosione di luce e colore dell’estate dando l’acqua dell’amore e della passione al fiore della nostra vita anche quando essa langue nella notte del dolore.
Un romanzo da leggere per apprezzarne la scrittura e i momenti di lirismo presenti nelle sue pagine.
Cambiare l’acqua ai fiori, breve biografia dell’autrice
Valérie Perrin è nata il 19 gennaio 1967 a Remiremont. È scrittrice, scenografa e fotografa.
Il suo primo romanzo “Il quaderno dell’amore perduto” è uscito nel 2015 e ha ricevuto 13 premi tra cui “Prix du premier roman de Chambéry 2016”, le prix “Chronos 2016”, le “Choix des libraires 2018” ed è stato tradotto in Italia nel 2016 dalla Casa Editrice Nord.
“Cambiare l’acqua ai fiori”, pubblicato nel 2018, è il suo secondo romanzo ed è diventato un successo internazionale piazzandosi già nel 2019 al 6° posto nella classifica dei libri più venduti. Tradotto nel 2019 in Italia da Edizioni e/o, è divenuto, in poco più di un anno, un caso editoriale arrivando al primo posto della classifica generale, con circa 9 000 copie vendute in una settimana e 180 000 copie vendute a settembre 2020.