La difficoltà dei genitori nel raggiungere i figli adolescenti

di Yuleisy Cruz Lezcano

Le radici del malessere che caratterizzano molte persone coinvolte in fenomeni come l’incel o l’hikikomori sono legate a una serie di fattori psicologici e sociali. Questi includono la bassa autostima, il fallimento percepito nel raggiungimento degli standard di successo personale e relazionale, e una difficoltà generalizzata ad affrontare le sfide emotive della vita. Il ritiro sociale, la disconnessione dal contesto sociale e il rinchiudersi in spazi virtuali sono tentativi maladattivi di affrontare l’isolamento e il dolore psicologico. Questo disagio psicologico e sociale è anche il risultato di un’incapacità di adattarsi alle norme sociali che promuovono la competizione e la performance, specialmente nel contesto relazionale. La solitudine maschile, che può derivare da un conflitto interiore legato alla propria identità e ai propri desideri non soddisfatti, alimenta una spirale di rabbia, risentimento e, nei casi più estremi, violenza.
La bassa autostima è un elemento centrale nel fenomeno degli incel e degli uomini in generale che vivono il disagio relazionale. La convinzione di non essere in grado di attrarre un partner o di non soddisfare le aspettative sociali può innescare un ciclo di autodenigrazione, autoisolamento e vittimizzazione. Questo si interseca con il bullismo e gli abusi emotivi, che possono essere esperienze formative che rafforzano il senso di impotenza e frustrazione. Il bullismo, specialmente nei contesti scolastici o sociali, può generare o amplificare sentimenti di inferiorità che, nel caso degli uomini, vengono talvolta canalizzati in una distorsione dell’identità maschile. La difficoltà a esprimere emozioni o a cercare aiuto rafforza questa dinamica, producendo una violenza sistemica che non si limita solo all’aggressione fisica, ma si estende anche alla manipolazione emotiva e psicologica.
Uno degli aspetti più pervasivi e dannosi del fenomeno degli incel e della solitudine maschile è la misoginia. Gli uomini che vivono frustrazione e solitudine possono essere più inclini a colpevolizzare le donne per la loro condizione, sostenendo che la società o le donne stesse non siano giuste con loro. La misoginia si mescola così con il vittimismo, creando una narrazione distorta dove gli uomini si sentono legittimati a disprezzare o ad agire contro le donne, accusandole di essere la causa dei loro fallimenti.
Il malessere che porta molti giovani a identificarsi come incel è strettamente legato a una serie di difficoltà emotive e relazionali. Infatti, molti giovani, soprattutto quelli che si avvicinano al mondo degli incel, hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti. L’incapacità di comunicare emozioni di frustrazione, solitudine e tristezza in modo sano può trasformarsi in rabbia repressa, che spesso sfocia in misoginia e violenza verbale. Un altro fattore che complica l’espressione emotiva è la difficoltà a riconoscere i propri sentimenti, che porta ad un incremento dell’isolamento. La società moderna, in particolare attraverso i media e i social network, promuove modelli di mascolinità che enfatizzano l’autosufficienza emotiva e la competitività, sminuendo l’importanza dell’empatia e della vulnerabilità. Questi modelli spesso insegnano agli uomini a sopprimere le emozioni e a vedere l’espressione della propria sensibilità come segno di debolezza, creando così una barriera tra i giovani e la possibilità di costruire relazioni autentiche. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che l’esperienza di solitudine è comune tra molti adolescenti e di quanto sia difficile etichettare quando si entra nell’ambito del disturbo comportamentale, che porta alla solitudine emotiva, ben si comprende come il risultato possa essere il ritiro sociale e l’incapacità di creare legami significativi. Questi elementi sono tra i principali motori di frustrazione tra gli incel. La solitudine può essere amplificata dalla crescente digitalizzazione delle relazioni sociali, dove l’interazione online spesso non sostituisce il contatto umano diretto e autentico.
Uno degli aspetti più critici della genitorialità nell’adolescenza è la crescente distanza emotiva tra genitori e figli. I genitori spesso si trovano a fronteggiare una situazione in cui i loro figli si chiudono nel loro mondo, isolandosi dalle figure adulte di riferimento, creando una “stanza chiusa” emotiva difficile da penetrare. In questo contesto, la comunicazione diventa più difficile e i tentativi di coinvolgere i figli in attività o dialoghi spesso falliscono, alimentando il senso di frustrazione e impotenza nei genitori. In particolare, i conflitti con la madre sono spesso più evidenti, poiché la figura materna rappresenta un punto di riferimento emotivo per molti adolescenti, ma allo stesso tempo può essere percepita come intrusiva o troppo protettiva. La dinamica madre-figlio adolescente è spesso tesa, poiché il giovane cerca di affermare la propria indipendenza, mentre la madre desidera continuare a proteggere e guidare. La combinazione di questi fattori può portare a un’escalation di conflitti e incomprensioni, che intensificano il disagio emotivo del giovane.
Molti adolescenti che si identificano come incel o che manifestano tendenze simili potrebbero essere sottoposti a interventi psicologici. Tuttavia, tali approcci non sempre producono risultati positivi, e il fallimento può essere causato da diversi fattori, tra cui uno dei più frequenti è che gli adolescenti che si trovano in una fase di forte conflitto interno e sociale, come nel caso degli incel, spesso sono convinti che il loro malessere sia giustificato. In questi casi, l’intervento psicologico può essere percepito come inutile o addirittura dannoso, con il risultato che il giovane non è disposto ad abbandonare le sue convinzioni. Inoltre, Il malessere di un giovane spesso ha radici più profonde, che si trovano nel contesto sociale e familiare. Se questi fattori non vengono esplorati adeguatamente, l’intervento psicologico potrebbe non riuscire a risolvere le cause profonde del disagio. Infine, non esistono sufficienti soldi pubblici destinati a prevenire o trattare queste difficoltà emotive e spesso le famiglie devono affrontare delle spese insostenibili, fino a rimanere da sole per affrontare queste difficoltà. Pertanto, i genitori che si trovano ad affrontare un figlio adolescente in difficoltà, soprattutto in presenza di fenomeni come l’incel, possono sentirsi impotenti. Molti genitori cercano di instaurare un dialogo aperto, evitando di giudicare o di minimizzare le emozioni del figlio, ma trovano porte chiuse. A questo punto, diventa fondamentale che le scuole e le istituzioni si facciano carico di fornire supporto non solo ai giovani, ma anche alle famiglie. La scuola può offrire corsi di educazione emotiva e relazionale, favorire attività che incoraggiano il lavoro di gruppo e fornire risorse psicologiche per i ragazzi e i loro genitori.

 

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