Relazioni e sentimenti al tempo dei social

È inevitabile ammettere che il dilagare dei social abbia cambiato radicalmente le relazioni umane a tutti i livelli.
Così accade che in una coppia affiatata o tra amici di vecchia data e ancor più se ci si conosce da poco ci si accontenti di ricevere gli auguri di Buon compleanno sui social magari accompagnati da una foto che ci ritrae insieme oppure semplicemente ricevendo gli auguri da un avatar o attraverso simpatici emoticons.

Viene da domandarsi: “E il piacere di parlarsi attraverso una telefonata? O la gioia di vedersi?” Troppo impegnati, tutti. Utilizzare la tecnologia rende tutto più facile ed efficiente; peccato che attraverso quei messaggi standardizzati non passi nessuna emozione. Non importa. Ciò che conta è avere tanti amici virtuali che fanno auguri virtuali, spiritosi e frettolosi, ma che siano tanti per dimostrare di essere seguiti da una moltitudine di persone che si ricordano di te. Poi se festeggi da solo o quasi davanti a una minuscola torta non fa niente. Tanto nella foto c’è solo il festeggiato.
E gli altri? Forse sono lì o forse solo nell’immaginario. C’è da chiedersi se è proprio questo che si voleva raggiungere.
Anche la persona con cui condividere uno stralcio di vita lo si sceglie nel catalogo proposto da siti di incontri con tutti i rischi del caso. Perché si dovrebbe aspettare l’occasione di un incontro reale quando tutto viene proposto con un sistema a portata di mano che già ti dà informazioni sugli hobby, gli interessi lo stile di vita e tanto altro? Basta un click e il gioco è fatto!
Dove è finita l’attesa di uno sguardo e di un approccio guidato dal destino? Sembra roba da medioevo e invece succedeva solo cinquant’anni fa o forse meno.
Le relazioni umane sono molto cambiate e questo è testimoniato anche da alcuni termini inglesi che provano a definire nuovi modi di essere e di comportarsi.

Fare ghosting sta a significare la modalità con cui si chiude una relazione di amore o amicizia sparendo dalla circolazione, senza dare spiegazioni. La sua origine risale al 2015 quando con il termine ghosting si voleva indicare una situazione in cui uno dei due sparisce come un fantasma. Si tratta di un modo di chiudere una relazione d’amore o di amicizia, senza concluderla davvero, smettendo di farsi sentire. Il ghost sparisce dalla circolazione senza un perché e senza una spiegazione lasciando l’altro nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Si genera così la convinzione che forse il silenzio è una giusta punizione di cui occorre trovare la causa. Il ghosting è figlio di social, app di incontri e messaggi. Sono molte le relazioni che con molta facilità si aprono e si chiudono online oggi. Ma perché questa punizione del silenzio è così dolorosa? Lo è perché ci si sente nel limbo. Infatti il dolore associato al ghosting è dovuto al fatto che lasciare le cose in sospeso non permette di mettere un punto a una relazione e voltare pagina. Non si è in grado così di ricominciare, di ripartire facendo tesoro delle esperienze vissute.
Non chiudere definitivamente un rapporto affettivo porta ad una evoluzione che gli inglesi chiamano breadcrumbing, letteralmente briciole di pane. Una tecnica utilizzata da coloro che inviano segnali al proprio partner per far sentire la loro presenza alimentando la speranza di poter tornare insieme. Un messaggino, un like, una foto o semplicemente il link di un sito interessante. Questo vale sia per le relazioni amorose che per quelle affettive e familiari. Un modo per lasciarsi alle spalle una porta aperta dove rientrare in caso di necessità.
A cosa si deve questo, al narcisismo, all’autocompiacimento o forse alla difficoltà nell’impegnarsi?
Il breadcrumbing combinato con il ghosting, diventa uno stato di interesse intermittente fatto di briciole che riaccendono la fiamma e rimettono in moto il circolo vizioso. C’è chi si adagia su questo state di cose, senza avere la forza o semplicemente la voglia di uscire dalla propria zona confort, magari commiserandosi o prendendosela col destino avverso e chi invece prova ad uscirne facendo appello alla propria autostima, guardando avanti con determinazione, riuscendo ad iniziare un nuovo cammino.
Il web ha senza dubbio cambiato per sempre le nostre relazioni soprattutto fra gli adolescenti che trascorrono ore collegati in interminabili relazioni online. Cosa fa preferire uno schermo per gli incontri al vedersi faccia a faccia? Intanto la possibilità di relazionarsi in anonimato o sotto falsa identità tanto da rendere la comunicazione più disinibita. Sapendo di non essere riconosciuti o visti ci si sente liberi di mostrare quella parte di sé che difficilmente si metterebbe in mostra. Poi c’è la possibilità di far parte di gruppi di persone con gli stessi interessi connessi via Internet pur essendo fisicamente lontani vivendo così una realtà virtuale parallela a quella reale che potrebbe essere anche maggiormente gratificante. Ma la rete serve anche a condividere, a risolvere problemi, a conoscere nuovi mondi, a farsi conoscere e ad allargare le proprie conoscenze. Ma non tutto è positivo.
Per esempio un aspetto negativo di rilievo da non trascurare sta nel fatto che gli adolescenti, chiamati “i semprebread connessi”, perdono consapevolezza del valore della relazione in quanto tale; non riescono a distaccare l’offline dall’online e, così facendo, reputano uguale relazionarsi tramite applicazioni e social all’incontrarsi di persona. In questo modo si sente sempre meno il bisogno di incontrarsi che diventa addirittura faticoso e rischioso. La soluzione dell’incontro online appare sicuramente meno impegnativa e rapida e quindi da preferire.

Tutto perde valore: l’amicizia e i sentimenti diventano icone dalle diverse forme, colorate e poste su uno schermo. Una volta fuori dal mondo digitale ci si sente persi. Non si sa più come comportarsi, come relazionarsi troppo abituati ad avere un sostegno dai social. Social dove se non ci sei è come se non esistessi, social che inducono a condividere dove sei, cosa fai, cosa pensi e cosa mangi. Molto spesso ciò che si mette in mostra non corrisponde alla verità, non coincide con quello che si prova e allora ci si rende conto forse che avere un amico in carne e ossa è molto meglio che averne centinaia virtuali.

 

 

 

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